GIAMPAOLO DI COCCO
Se si guarda l’opera di Di Cocco e si cercano artisti “parenti” per questione di forme e di soggetti si sbaglia strada, si mastica polvere, si muore di stenti. Va chiarito infatti che la questione della forma in questo artista è secondaria allo spazio, alla funzione, alla materia, e i soggetti sono campi semantici stratificati e complessi. Presa la via sbagliata non si perde solo il panorama, con beazioni e baratri, ma anche la possibilità di usare l’opera di Di Cocco come pratica di conoscenza, come linguaggio, come risignificazione del reale.
Persa la via, la morte è la morte e la gaia una cecità imbecille, quando sono invece trasformazione, erotismo, ibridazione, conoscenza, generazione, passaggio, testarda vita.
Giampaolo Di Cocco, architetto urbanista fiorentino, incrocia nel suo operato artistico tutte le questioni dello spazio e tutte le questioni della storia; per ciascuna di queste due categorie occorrerà qualche pagina di ragionamenti e una buona predisposizione al precipizio dei rimandi. Mudima presenta nei suoi spazi complessi e sempre reinterpretati, un’istallazione composita: sebbene i pezzi in mostra siano di anni e fatture differenti, l’artista ha voluto ricreare un’unità semantica forte con molteplici declinazioni di senso conservando però, su ciascun pezzo e nell’insieme, quella caratteristica di spettacolarità, impatto, ambientazione, per cui sono note le opere di Di Cocco.